giovedì 9 febbraio 2017

Sesso e filosofia, Mohsen Makhmalbaf (2005)


MOHSEN MAKHMALBAF CADE SULL’AMORE 



Di certo, "Sesso e filosofia" del 2005 non è il miglior film di Mohsen Makhmalbaf. Si presenta come un film sull’amore e si conclude come fosse una ballata sulla solitudine, quella di John, insegnante di danza e poeta infibulato in banali filosofismi, ma anche la nostra. Il protagonista, interpretato dal cantautore e attore tagiko Daler Nazarov, ha deciso di dare una svolta alla sua vita proprio nel giorno in cui compie cinquanta anni. Vaga con la sua auto per la città, con due musicisti di strada a risvegliare i ricordi del passato e cinquanta candele accese a scaldarli. Vorrebbe incontrare le donne che ha amato e che sono riuscite a dare un senso alla sua vita rendendola felice. Fissa quindi un appuntamento per le due nella sala da ballo in cui insegna. A presentarsi sono quattro donne che, metaforicamente, rappresentano quattro tipologie differenti d’amore.

Intervallato da sfibranti momenti di danza, il primo racconto è dedicato ad una hostess di volo (Mariam). Il discorso si muove su due concezioni contrastanti. John crede nella massima –faccio l’amore dunque esisto- mentre la donna accetta passivamente il suo stato remissivo: - sono oggetto d’amore dunque esisto-. Paradossalmente, l’entità femminile ne esce vincitrice nel meccanismo schiavizzante che la vede succube e nel contempo regina venerata. Il pensiero di essere amata le basta e non è vinta da necessità carnali. L’uomo, invece, trafigge con frecce imbevute di lussuria il pensiero cartesiano e svela la sua natura ferina. A Farzana, artista bizzarra, è dedicato il secondo ricordo/racconto incentrato sulla fase dell’innamoramento. La giovane ragazza ammette di non essere capace di amare. Ciò che prova quando il sentimento è contraccambiato è una caduta in un vortice ordinario di noie. L’abitudine porta con sé gli strascichi della fine. -Ogni amore è la conseguenza di eventi fortuiti-, questo è il pensiero che avvolge la terza storia. Secondo Makhmalbaf, la casualità dell’affezione rende più sincera l’intensità del rapporto. Ricercare l’amore sarebbe come rincorrere una delicata sagoma che ci mostra la nuca. Scoprirne il volto scatenerebbe sensazioni contrastanti e compromettenti e siglerebbe un declassamento della spontaneità nel sentimento. 


La parte più interessante dell’intero film è sicuramente quella finale. Malohat proprio come John ha portato avanti quattro storie d’amore contemporaneamente. Il tradimento s’insinua nei rapporti umani ed è il ponte che lega gli uomini alle donne. L’amore subisce l’ennesima sconfitta e si macchia dei peccati terreni.

Alle immagini ricorrenti dello specchio e del vaso irrorato d’acqua, il cinema di Mohsen Makhmalbaf aggiunge quella del cronometro che, come strumento del tempo, ha la funzione di acciuffare i secondi, i minuti e le ore di felicità del protagonista.

Sesso e filosofia ha un’ottima fotografia ma è un film di momenti, alcuni ben rappresentati, altri meno.


Articolo di Alessandro Arpa

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