venerdì 21 ottobre 2016

A Girl Walks Home Alone At Night, Ana Lily Amirpour (2014)

Non chiamatelo film iraniano

Realizzato nel 2014 e uscito in Italia, fugacemente, quest'anno, "A Girl Walks Home Alone At Night" è il primo lungometraggio di Ana Lily Amirpour. L'autrice nel frattempo è riuscita, nientemeno, ad approdare in concorso a Venezia con un'opera seconda dal cast stellare (Jim Carey e Keanu Reeves tra gli altri). Pellicola stroncata all'unanimità dalla critica, ma non dalla giuria, che le ha assegnato il Premio speciale.

Una carriera sì fulminante non sorprende se si è visto il film di esordio, un cult cercato, voluto a tutti i costi, che sprizza maniera da ogni fotogramma e che ha fatto parlare di cinema iraniano che finalmente si rinnova con un film di vampiri - ma di ambientazione contemporanea - in bianco e nero; più simile, per seriosità e 'devianza', a "The Addiction" di Ferrara che al recente e altrettanto 'musicale' - ma qui i brani sono troppi! - "Solo gli amanti sopravvivono" di Jarmusch.  

Ma ecco che casca l'asino: "A Girl..." non è un film iraniano, è una produzione esclusivamente americana; come statunitense, nata in Inghilterra da genitori persiani, è la Amirpour. Così si spiega, tra l'altro, il taglio da Sundance, festival che ha infatti accolto la pellicola a braccia aperte.
Ad alimentare l'equivoco è stato il distributore Academy Two, che ha inserito "A Girl..." nel pacchetto "Nuovo cinema Teheran" comprendente quattro film. Un'operazione meritoria (ormai l'Iran è pressoché sparito dai nostri schermi), con solo questa nota stonata.

L'occhio esperto, tuttavia, non può essere ingannato. C'è almeno un elemento  (in realtà sono tanti) che fuga ogni dubbio. La regista filma le donne con il chador in esterni, ma con il capo scoperto in interni. Come è grossomodo prescritto dalla rigida legislazione del paese (se per interni intendiamo la dimora, in presenza di parenti e non di estranei).
Questo però non vale per il cinema: le attrici non possono scoprirsi neanche in casa, per cui i registi, se adottano un registro realistico, devono ricorrere a espedienti quali un asciugamano o un copricapo qualsiasi.

Pertanto, inquadrature come la seguente attestano che il film è stato prodotto altrove.





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